Partiamo subito con il fare un po’ di chiarezza: il pellet deriva dalla compressione di particelle di legno precedentemente ridotte a segatura e disidratate; si presenta in “tondini” lunghi qualche centimetro. Questa forma viene ottenuta attraverso macchinari che esercitano grandi pressioni sulla segatura; grazie alla pressione ed alle resine presenti naturalmente nelle piante avviene la compattazione del prodotto che si presenta appunto in chicchi.
Qui la prima nota importante: a resina che consente al pellet di compattarsi è presente solo nelle conifere (abete e pino) mentre nelle latifoglie (faggio, rovere, frassino) essa è presente in quantità molto limitata quindi nel prodotto devono essere aggiunti degli additivi (colle/calce). Fate quindi molta attenzione alla presenza o meno di additivi ed alla quantità in essa presente. In un pellet di buona qualità gli additivi non dovrebbero essere presenti.
Molte persone hanno scelto di utilizzare il pellet non soltanto per fini ecologici, ma anche per questioni di carattere economico. Il risparmio energetico derivante dall’utilizzo del pellet è legato al diverso potere calorifico rispetto alla legna e al minor costo della materia prima rispetto ai combustibili di origine petrolifera.
Tipologie di pellet
Ora vediamo più da vicino quali sono i tipi di pellet presenti sul mercato e quali sono le rispettive perculiarità.
Pellet in legno di abete
Il pellet di abete è, a torto o a ragione, probabilmente il più blasonato in Italia. La maggioranza degli utilizzatori di pellet cerca il pellet d’abete, rosso o bianco non fa tanta differenza. E alcuni produttori o distributori poco seri, anzi assolutamente non seri, si approfittano di questa situazione per mettere in atto furbate, spacciando pellet per quello che non è. Ancor prima della provenienza, quindi, occorre prestare attenzione alle certificazioni, e anche ai numeri di certificazioni, garanzia di qualità.
Pellet in legno di faggio:
Il legno di faggio garantisce un pellet di altissima qualità, con una resa addirittura maggiore rispetto a quella del pellet di abete. Infatti ha una potenza calorifica notevole che ne fa un ottimo investimento per il riscaldamento. Il pellet di faggio costa anche generalmente meno rispetto al pellet 100% abete, però bisogna considerare che il faggio si consuma più velocemente e lascia molto più residuo fisso.
Pellet misto faggio e abete:
Il pellet misto di legno di faggio e di abete è un pellet che combina in quantità variabili le due tipologie più pregiate di legno e in questo modo si cerca di ottenere una media delle qualità di entrambe le materie prime: l’abete che dura più a lungo e il faggio che scalda di più.
Pellet in legno di castagno:
Il pellet di castagno piace ai consumatori perché lascia pochissimo residuo, ma rispetto alle altre tipologie è più raro ed anche più caro.
Pellet misto di conifere:
Questo pellet è composto da alberi di conifera quali pino, abete, talvolta i produttori di pellet non specificano la composizione precisa, indicando genericamente “conifera”.
Pellet misto:
Infine, parliamo del pellet misto, composto da legni diversi, in proporzioni che variano a discrezione del produttore. Le tipologie di legno utilizzate per il pellet misto sono tutte quelle indicate in questo articolo e possono essere quindi legni di abete, faggio, pino, larice e anche rovere, in proporzioni variabili.
Certificazioni del pellet
Le certificazioni del pellet sono di vario tipo a seconda del Paese di provenienza, ma tutte mirano a garantire che il processo di lavorazione sia avvenuto nel rispetto degli standard di qualità previsti a norma di legge.
Ecco alcune certificazioni del pellet utilizzate nel panorama internazionale:
- ONORM M 7135 (Austria)
- DIN 51731 e DIN plus (Germania)
- The British BioGen Code of Practice for biofuel (Gran Bretagna)
- Standard Regulations & Standards for Pellets in the US: The PFI (USA)
- SN 166000 (Svizzera)
- SS 187120 (Svezia)
- ENPlus (Europa, internazionale)
Per quanto riguarda l’Italia, negli ultimi anni si tende ad utilizzare la certificazione ENPlus, nata nel 2010 grazie a un accordo in ambito dell’European Pellet Council (EPC) e poi diffusa nei vari stati europei. La certificazione ENPlus si basa sulla norma EN 14961-2 e presenta il grande vantaggio di seguire tutta la filiera del pellet: non solo la produzione, ma anche la provenienza del legno, lo stoccaggio, il trasporto e la distribuzione finale.
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